Dolori psicosomatici: non solo chimica ma anche psicologia.

C’è stato un momento storico dove ci si riempiva la bocca con la componente psicologica del dolore. Era solo l’inizio. Ad oggi le scoperte sul dolore sono molto frequenti e nonostante ciò resta ancora molto da scoprire. L’evidenza è che non solo la percezione del dolore è fortemente influenzata dalla psicologia, ma che alla base c’è la chimica. Esiste inoltre un grosso equivoco tra il concetto di dolori psisomatici e psicogeni. Oggi vi porto il punto di vista di chi lavora quotidianamente con il dolore e le sue forme.

Dolore: da dove arriva?

Il dolore è un messaggio. E come tutti i messaggi ha uno scopo. E’ facile capire come lo stesso input a seconda delle condizioni può avere una interpretazione o un valore diverso.

Il dolore comincia ove il corpo percepisce un pericolo. Per fare ciò ha tutta una rete di informatori sparsa in tutto il corpo, i nervi. Il sistema nervoso ha formato delle unità speciali capaci di rispondere a diverse “aggressioni”. Recettori chimici, fisici, meccanici: il pericolo può arrivare da diversi fronti. Tutti i messaggi vengono poi coinvogliati in un’unica autostrada, che trasporta questi messaggi di pericolo fino al cervello.

Il dolore psicosomatico quindi di fatto può arrivare da qualsiasi parte del corpo. Se vogliamo si può dire che ogni dolore è psicosomatico in quanto non è mai possibile staccare la parte psicologica dal nostro corpo.

Somatico: cosa vuol dire?

Se c’è una parola di cui non c’è dubbio sul significato è psico, ma ne parleremo dopo. Somatico ha un origine greca, si tratta di tutto ciò che riguarda il corpo. In medicina si è soliti indicare per somatico il dolore che ha un’origine dalle strutture non viscerali. Rientrano quindi nei dolori somatici quelli che riguardano ossa, muscoli, legamenti ma anche nervi, meningi. La pelle è inoltre molto innervata e sensibile al dolore. Ecco quindi che tutto questo insieme di informazioni si incontra con la nostra psiche

Psico: che rimanda alla mente ma non solo

Il collegamento automatico che fa la nostra testa quando legge la parola psico è psicologia. Considerando la totalità di aspetti che valuta la psicologia la risposta è giusta. Psicologia è paura, è tristezza, è gioia è dolore. E a tutto ciò c’è dietro la chimica, lo sapete? Ad oggi non tutto è così chiaro ma qualche spiraglio si è aperto e ci dà la possibiltà di fare una piccola analisi.

Dolore psicosomatico: un po’ di esempi

Fare un elenco dei vari neurorecettori e neuroregolatori potrebbe risultate tedioso e poco comprensibile, pertanto faremo degli esempi di come la psiche può influenzare il dolore.

Dolore e paura (ansia)

La paura aumenta la percezione del dolore. E la paura del dolore fa sì che il nostro stato d’animo sia ancora più collegato ad esso. Ho paura di sentire dolore (perchè temo sia sinonimo di danno), ogni volta che lo sento mi preoccupo e non mi muovo, il dolore non passa. E’ uno dei circoli viziosi più comuni con cui ha a che fare il fisioterapista. Se non si toglie la paura non può ripartire il movimento e non potrà passare il dolore.

Dolore e gioia

Cosa ci fa stare meglio durante un ricovero della visita di una persona cara? Il dolore teoricamente dovrebbe essere sempre quello, ma cosa succede? La mente ha la possibilità di “virare” la sua attenzione quando il dolore non rappresenta un pericolo. Ecco perché la vista di una persona cara e i meccanismi chimici alla base prodotti da essa permettono al cervello di spostare la attenzione fuori dal dolore e di farci stare meglio.

Dolori psicogeni

Il dolore psicogeno è un dolore psicosomatico a cui manca la componente somatica. Significa che non c’è nulla che la psiche sta alterando ma c’è qualcosa che la psiche ha creato. La componente somatica poteva essere presente all’inizio ma essere guarita nel tempo, senza che il corpo se ne accorgesse e mandando qui ancora il messaggio di dolore. E’ un’altra situazione molto frequente nel dolore cronico.

Dolori psicosomatici e fisioterapia

I dolori psicosomatici come abbiano detto sono di fatto tutti i dolori. Immaginate quindi quanti dolori affronta un fisioterapista ogni giorno (quelli dei pazienti ma anche i suoi eh). Ogni dolore va trattato con la giusta strategia. Un dolore infiammatorio va rispettato perché non si può far passare direttamente mentre un dolore meccanico può essere approcciato più aggressivamente. Un dolore alimentato dalla paura va affrontato prima spiegandone la presenza e perché la paura continua alimentarlo portando il paziente stesso a combatterlo. Ogni gesto e parola deve avere lo scopo di ridurre la percezione del dolore e la sua compensione.

Se hai dolore parlane con il tuo fisioterapista, egli conosce questi aspetti e sarà in grado di poterti aiutare, anche solo con una buona parola.

 

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